sabato 28 dicembre 2013

Giorni burrosi, bagnati, e bui




Se dovessi racchiudere questi giorni di vacanza entro poche parole, userei tre "b": burrosi, bagnati, e bui. Dopo aver celebrato uno dei piaceri della vita, mangiando ininterrottamente per circa una settimana, ora, ahimè, rotolo. La verità è che l'ingrediente segreto, ciò che rende tutto così morbido, corposo e scioglievole in bocca, è il burro, e i francesi lo sanno bene (a tal proposito penso che, inoltre, questa parola nella loro lingua sia ancora più piacevole al suono: beurre. Non trovate?). Adesso, però, è giunta l'ora di ritrovare un equilibrio, motivo per cui ho deciso che gennaio sarà all'insegna della remise en forme (il tutto sarà reso più facile dalla segregazione a Pisa in vista del tour de force pre esami, motivo per cui forse scriverò un po' più raramente). 
Giornate bagnate, dicevo, o meglio burrascose. A tal punto che il mio paesino ligure, di piane e muretti di pietra, non ha resistito e ha rovinosamente franato (qui a S.Saturnino ci stiamo ancora evolvendo). Bui, quindi, per questo cielo scuro, ma un pochino anche per il mio nodo. E non un nodo semplice, è più una gassa d'amante doppia (ormai sono un'intenditrice), che mi stringe la gola e mi fa respirare male.
Magari l'anno nuovo sta arrivando apposta, per aiutarmi a ricominciare, o forse è solo una formalità della mia testa. Nella lista per il 2014, comunque, voglio mettere un po' di serenità, tutta per me. Ehi magari capiterà,  magari cadrò per terra, sbatterò la testa e grazie ad un'improvvisa amnesia riuscirò a far spazio a qualcuno, a qualcun altro. 

Ho sparso un po' dappertutto il colore della sciarpa, agitandola come una bimba, ma d'altronde questo è l'effetto retrograde che hanno su di me le stradine e le piazzette di S.Saturnino, dove giocavo da piccola. 

L.











domenica 22 dicembre 2013

Anni felici



Oggi voglio parlarvi di un film, un esempio della grazia dei gesti più piccoli, che più che mai ci riportano alla nostra vita vera. Anni Felici, di Daniele Lucchetti, è uscito al cinema il 3 ottobre, restandomi prepotentemente dentro.
Dimostrazione che lo sguardo del cinema italiano non è precipitato in un'ottica unidirezionale, eccezione consolante, sfiora la storia di ognuno di noi parlando dell'esigenza di libertà, della ricerca delle felicità, della bellezza e dell’amore. Per questo emoziona, per questo con tutta la forza di un cine-pugno fa scendere lacrime calde di vita(e va bene,anche perché io sono sensibilmente compromessa). 
Poi c'è Kim Rossi Stuart(Guido), che è un figo-punto-e riuscirebbe a dare spessore a qualsiasi storia, anche la più semplice, proprio come lo sono le nostre. Insieme a lui Micaela Ramazzotti(Serena), tanto bella quanto brava. 
La trama non ve la racconto, nella speranza di avervi insinuato almeno un briciolo di curiosità per questo bel film, per Serena, che forse ha perso una parte di sè dandosi agli altri, e per suo marito Guido, che senza rendersene conto la ama, e che ha bisogno di lei, ma non trova la capacità di accettarla.

Non rinunciate a ciò che vi fa sentire bene, completandovi; proprio come quell’estate del '74, in cui siamo stati felici ma non lo sapevamo.

L.

domenica 15 dicembre 2013

Vestiti del cuore




Il primo capo a cui ho voluto bene è stata la felpa rosa delle medie, la mia preferita.
Separarmene è stato uno degli episodi più tristi della mia adolescenza, ma mi è stata accanto lungamente, indispensabile e sempre presente nelle giornate più importanti. L'ho amata tanto, e glielo ho sempre dimostrato finché ho potuto, indossandola fino a consumarla, fino a bucare le maniche a contatto con i banchi di scuola. La mia felpa aveva tutte le qualità che si sarebbero potute desiderare, e ai miei occhi di ragazzina era, se non proprio magica, sicuramente molto speciale. La comodità del tessuto felpato, di per sé, era un ottimo punto di partenza, senza contare l'ovvia ma preziosa presenza del cappuccio. Il colpo di fulmine è accaduto grazie al colore, rosa quanto bastava, non troppo carico né troppo tenue. Mi piaceva ostentare il mio amore per quella tonalità, che non era banalmente femminile, era il MIO colore preferito. Tengo a sottolinearlo; ricordo perfettamente con quanta serietà affrontai la decisione del colore preferito. Si trattava di una questione importante, che come tale necessitava un ragionamento tutt'altro che superficiale e che, non a caso, ha avuto diverse fasi. Bisogna specificare che negli anni novanta, almeno in quelli che ho vissuto io, una certa tendenza di stile portava la stragrande maggioranza delle femminucce a scegliere l'azzurro come proprio colore, per lo stesso principio con cui invece snobbavano principesse, tulle rosa, orsetti e cuoricini. Io credo che lo scopo fosse quello di andare controcorrente, in un impeto di ribellione di tante piccole femministe che lottano per la rivendicazione della libertà di scelta del colore azzurro. Mi adeguai, ma solo come soluzione temporanea, finché non trovai quella che mi sembrò ottimale. Io non avrei avuto un colore preferito; a me piacevano tutti e tutti sarebbero stati i miei colori, come quelli dell'arcobaleno. Enormemente soddisfatta, ho avuto il mio momento alternativo. C'è stata un'altra parentesi, che solitamente ometto perché non mi piace molto, ma per onor di cronaca accennerò anche alla mia fase arancione. Insomma, bisognava scegliere, e quella era la via di mezzo preferibile: colore del tramonto, non troppo giallo e non troppo rosso. Poi ho capito che avevo bisogno di dichiarare il mio amore, unico e incondizionato, per il rosa.
Ah, ultimo ma non meno importante, la mia felpa era famosa. Quando uscì il terzo film di Harry Potter e la vidi sullo schermo indosso ad Hermione, mi riempii di orgoglio per la mia super felpa rosa. Adesso, anche se probabilmente non si direbbe, fingo di essere grande, motivo per cui non posso nemmeno più vantarmi delle attrici che mi "copiano" il look. Ma la moda mi salva: ciò che adoro è come attraverso i dettagli o i tessuti permette ogni più piccola forma di espressione, mixando, sperimentando, accostando le più diverse idee. Così, qualcosa della mia infanzia e della mia adolescenza è rimasto anche nel mio modo di vestire, come una delle tante influenze; in fondo anche Goffmann dice che noi siamo(anche)ciò che indossiamo, e insomma, io non l'avrei saputo dire in modo più chiaro e conciso.
Fermo restando il mio amore per le felpe, oggi ho scelto un maglione cipria. La comodità c'è tutta, il rosa pure.
L.