sabato 17 maggio 2014

Raccontati



Rinuncio alle quadrature. Non rincorrerò le parole, lascerò che si impilino da qualche parte nella mia testa, caotiche. Che mi inseguano, ansiose, senza raggiungermi mai.
Quando scrivo, poi, è un incubo abitato da buchi neri. Arriva un pensiero, di parole, che si arrotola su se stesso e si srotola e si moltiplica. Non può finire, l'ultima parola sarà sempre la penultima, ogni volta che verrà detta avrà mille nuove vite che a loro volta avranno altre mille vite. Tutto ciò mi spaventa, eppure oggi ho capito che l'angoscia serve e va bene. Devo farmi invadere dall'ansia. Per citare Foucault: "Non chiedetemi chi sono, e non chiedetemi di restare lo stesso. Ma voi pensate davvero che io ci metterei tanta fatica e tanto piacere a scrivere, credete che mi ci sarei buttato ostinatamente a testa bassa, se non preparassi - con mano un po' febbrile - il labirinto in cui avventurarmi, in cui spostare il mio discorso, aprirgli dei cunicoli, sotterrarlo lontano da lui stesso, trovargli degli strapiombi che riassumano e deformino il suo percorso, in modo da perdermici e scomparire finalmente davanti a occhi che non dovrò più incontrare?".
Non posso negare l'amore alle parole. Filologia. Non posso ignorare il gioco delle parole, che del resto sta lì insieme agli altri giochi della vita. Perché? Perché io vivo attraverso le parole.

(UT)

Raccontati, parlati,
sei tutta una favola
non diventare notizia 
resta mito, reinventati

poi leggiti, scriviti,
annotati, sempre:
che tu non dica poi
che non sei mai esistito...

Gianni Toti


Ecco perché.
Blablabla. Paroliamo e paroliamiamo.
L.

1 commento:

  1. Pungente, forte e sincero! Questo post mi è piaciuto molto.
    Lascia intravedere una parte del tuo carattere da lottatrice che è davvero interessante.
    Un bacione
    Maggie
    The Indian Savage Diary

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