domenica 24 novembre 2013

Tramonti, sorrisi e muffins

Quando ho scoperto Il sale della vita, l'ho letto tutto d'un fiato.
È un libro piccolo, appena 150 pagine; un elenco di immagini, un flusso di ricordi che si susseguono per associazione nella mente della scrittrice, un viaggio nella memoria.
L'autrice è Françoise Héritier, antropologa allieva di Lévi-Strauss, a cui è succeduta nella cattedra di Antropologia sociale al Collège de France. Tra le pagine del suo libro la Héritier ritorna Françoise, non più l'antropologa ma la donna; eppure, in ogni dettaglio da lei raccolto e impressionato sulla carta come una fotografia, emergono la sua sapienza di studiosa dell'uomo, il suo amore per ciò che più intimamente lo anima e lo compone. Ogni parola è dotata di una forza speciale, contiene al suo interno una storia, rendendo quel libro timido un romanzo infinito.
Un lungo elenco, una serie di parole in sequenza e delle virgole, è bastato a cambiare la mia prospettiva. La forza delle parole, in tutta la loro potenzialità, è riuscita a smuovere in me ogni cosa bella che mi apparteneva, che in quel momento era scivolata giù, sommersa solo da un malumore estenuante. Non volevo essere una ragazza triste; mi sono lasciata investire completamente. Quando ho girato l'ultima pagina la mia mente, proprio come lo era stata quella della scrittrice, era ormai invasa dalle immagini, da tutte quelle cose che mi rendevano felice; ed erano così tante, crescevano su loro stesse, che non ho potuto fare a meno di scriverle. Anche io dovevo scrivere il mio personale elenco. Per giorni ho scritto su un'agenda rosa tutte le gioie a cui non posso rinunciare, che non voglio dimenticare. Per evitare che il mio ego smisurato dilaghi, ho scelto di diluire il mio elenco in diverse pagine, ma non voglio selezionare tra i miei ricordi, a costo di logorarvi e annoiarvi a morte: ognuno è speciale, e, magari, tra le parole si farà largo un tesoro prezioso in cui ritroverete qualcosa di vostro, che vi farà venire voglia di prendere carta e penna e iniziare, anche voi, la vostra lista.
"C'è una leggerezza, una grazia tutta speciale, nel semplice fatto di esistere"- dice la Héritier- ed io aggiungo che tutto il bello viene ancora dopo, e ce n'è tanto. Basta saperlo cogliere, anche nelle sottigliezze che ci alleggeriscono il cuore, anche nelle tristezze più grandi che ce lo appesantiscono.
Un giorno un amico speciale mi ha lasciato un commento, in fondo ad uno dei nostri romanzi preferiti, il manifesto della beat generation On the road (oh, la magia dei libri, che passano di mano in mano, e legano le persone). Oggi lo voglio citare, in questo piccolo inno alla vita.
Prendere in mano la vita e guardarla, tirarne fuori tutto il bello e il brutto, che poi è sempre bello. -G

E io comincio da questo: avere incontrato te. Cantare, ballare, prendere il sole sul viso quando l'estate si inizia a scorgere, o quando invece sta per andarsene ma ne resta ancora un po', fare le capriole in acqua, nuotare, immergersi, i tuffi, le urla liberatorie in motorino attraversando le gallerie "tanto non mi sente nessuno", parlare da sola " tanto non mi sente nessuno(spero)", gli abbracci che vorresti prolungare all'infinito, i baci, in bocca, sul collo, sulle mani, sulla fronte, sugli occhi, quelli dati e quelli ricevuti, le carezze, stupirsi per un momento mentre lo si sta vivendo, sentirsi fortunata, scriversi "libera" sul polso, guardarsi allo specchio e sentirsi bella(almeno per un po'), legarsi i capelli, slegarseli, toccarli, annusarli, uno sguardo, un sorriso, il mare, il tramonto, il terrazzo di casa mia, le passeggiate-mare, le panchine, viaggiare, prendere aerei, scendere dagli aerei e sentire un'aria nuova, ridere senza riuscire a contenersi, fare muffins. [...]

L.

Nessun commento:

Posta un commento